LE NOSTRE PROPOSTE PER LA LEGGE DI BILANCIO 2018


Il “sentiero stretto” percorso in questi anni dai governi a guida Pd ha portato risultati importanti: il livello del deficit pubblico si è progressivamente ridotto e il peso del debito è stato prima stabilizzato e poi avviato su un percorso di discesa. Il riequilibrio dei conti è avvenuto con la gradualità necessaria per accompagnare la ripresa dell’economia.


Oggi l’Italia è sotto molti aspetti in condizioni migliori rispetto a quattro anni fa. Nel 2013 l’economia era in recessione, la disoccupazione a livelli record e il deficit pubblico vicino alla soglia del 3 per cento. Il 2017 si chiuderà con una crescita del PIL di un punto e mezzo, gli occupati in aumento (pur con sacche ancora importanti di precarietà) e i conti pubblici in linea con il percorso di riequilibrio negoziato con la UE. Il contesto internazionale molto favorevole (il “quantitative easing” della BCE, i tassi di interesse e il prezzo del petrolio a livelli eccezionalmente bassi) ha dato un impulso decisivo. Le riforme strutturali approvate in questi anni hanno migliorato il contesto economico e la competitività del Paese.


L’eredità economica e sociale della crisi rimane però pesante. Negli anni della crisi le persone in condizione di povertà assoluta sono più che raddoppiate e i divari sociali, territoriali e di genere si sono allargati. Due milioni di ragazzi e ragazze sono esclusi dai circuiti formativi o lavorativi. Dal 2014 l’economia italiana è tornata a crescere ma ad un ritmo inferiore a quello medio europeo, recuperando solo in parte la capacità produttiva persa con la recessione. La pressione fiscale è diminuita ma gli investimenti pubblici, che dovrebbero essere uno dei motori della ripresa, nel 2016 hanno toccato il minimo storico. Negli ultimi quattro anni l’occupazione è aumentata ma in prevalenza nella componente a tempo determinato. Ridotti o eliminati gli sgravi contributivi, le assunzioni stabili sono diminuite sensibilmente, accanto peraltro ad una rilevante contrazione del numero di collaborazioni e di lavoratori parasubordinati. L’aumento dell’occupazione di qualità e la sua prevalenza rispetto alle assunzioni a termine, che era l’obiettivo del Jobs Act, non è stato raggiunto.
Le profonde disuguaglianze che dividono il Paese hanno alimentato la sfiducia, il rancore, la xenofobia: l’humus su cui in questi anni sono cresciuti i movimenti populisti e antisistema, che come evidenziano anche le ultime elezioni regionali e amministrative hanno raggiunto un livello di consenso allarmante, molto più elevato rispetto alle altre grandi democrazie europee.


Per affrontare efficacemente la grande “questione sociale” del Paese è cruciale un cambio di passo a livello europeo. Alcuni passaggi chiave dei prossimi mesi, quali la discussione sull’inserimento del Fiscal compact nel quadro giuridico comunitario (su cui il Parlamento si è espresso in senso contrario) e la consultazione sulle nuove regole BCE per la copertura dei Non performing loans, chiamano l’Italia a fare sentire la propria voce con grande determinazione e autorevolezza, lavorando per rilanciare il progetto europeista innanzitutto sul terreno di politiche economiche e sociali molto più orientate alla crescita sostenibile, alla creazione di lavoro, alla lotta contro le disuguaglianze. Gli eventuali spazi aggiuntivi aperti da una diversa politica economica europea andrebbero utilizzati per riportare gli investimenti pubblici al livello di prima della crisi e per ridurre la pressione fiscale secondo criteri di selettività.


Il disegno di legge di bilancio per il 2018 prosegue la strategia di politica economica per il rafforzamento della crescita e dell’occupazione, rispettando gli impegni di finanza pubblica assunti con l’Unione europea. Tre quarti delle risorse sono assorbite dalla disattivazione delle clausole di salvaguardia, riducendo molto gli spazi disponibili per altri interventi correnti e per gli investimenti. La decontribuzione per l’occupazione stabile dei giovani, gli incentivi per gli investimenti privati (Industria 4.0, ristrutturazioni ed ecobonus), le maggiori risorse per gli investimenti pubblici, la lotta alla povertà e il rinnovo dei contratti pubblici sono scelte che vanno nella direzione giusta.


Dalla discussione parlamentare possono venire elementi importanti per migliorare ulteriormente la manovra, rafforzandone l’orientamento verso un modello di sviluppo inclusivo e sostenibile. La politica economica va indirizzata sempre più nella direzione di misure strutturali e la logica dei “bonus” di carattere indifferenziato deve lasciare il posto ad interventi mirati.


Un confronto aperto su alcuni temi chiave della manovra può rappresentare un terreno utile per ricostruire una coalizione di centrosinistra forte e competitiva. Analogamente, la discussione calendarizzata nelle prossime settimane alla Camera dei disegni di legge sulla tutela in caso di licenziamento illegittimo presentati da MDP e SI-SEL-Possibile potrebbe diventare l’occasione per riaprire un confronto sulla disciplina dei licenziamenti disciplinari e collettivi, a partire dalle proposte approvate a suo tempo dalle Commissioni lavoro di Camera e Senato, evitando l’ennesimo scontro ideologico sul Jobs Act attorno all’improponibile ritorno all’articolo 18 del 1970.
Il nostro contributo al dibattito parlamentare della manovra di bilancio interesserà un ampio ventaglio di tematiche. Cinque di queste hanno per noi una particolare valenza politica:


Lavoro e Previdenza: l’introduzione di un incentivo strutturale all’assunzione stabile di giovani under-29 (under-35 per il solo 2018) rappresenta un passo positivo e importante. La decontribuzione dovrebbe essere allargata permanentemente agli under-35. Potrebbe essere inoltre utile individuare meccanismi per allungare oltre i tre anni la durata dell’incentivo, per rafforzare nel tempo il rapporto di lavoro tra giovane e azienda rendendo meno probabile il licenziamento una volta esaurito l’incentivo. Questi interventi potrebbero essere finanziati attraverso un aumento dell’aliquota contributiva sul lavoro a tempo determinato.
I finanziamenti per le politiche attive vanno accresciuti. Gli Istituti tecnici superiori (un elemento cruciale del piano Industria 4.0), l’alternanza scuola lavoro e l’apprendistato duale sono strumenti importanti per favorire l’occupabilità delle nuove generazioni. I fondi aggiuntivi necessari potrebbero essere reperiti anche rimodulando il “bonus giovani” (per esempio con l’introduzione di un tetto ISEE per i potenziali beneficiari). Andrebbero rafforzate le risorse per il diritto allo studio, migliorando le opportunità di accesso per i giovani provenienti da famiglie con redditi bassi.
L’introduzione di un equo compenso a tutela dei redditi e delle prestazioni dei giovani professionisti, spezzando la spirale della concorrenza al ribasso, rimane un nostro obiettivo strategico.
Auspichiamo un prolungamento della durata degli ammortizzatori sociali non solo riservato alle aree di crisi complessa, per affrontare le numerose situazioni di crisi aziendali aperte.
Il meccanismo di adeguamento dell’età pensionabile va rivisto, tenendo conto che la speranza di vita varia notevolmente in relazione ai diversi percorsi lavorativi e ai livelli di istruzione e ad altri indicatori qualitativi significativi ed è diminuita nel 2015 (con un ulteriore aumento della mortalità registrato nei primi sei mesi del 2017). L’opportunità di riformare il sistema vigente e di individuare le platee di chi svolge lavori particolarmente gravosi da esentare dall’innalzamento porta con sé la necessità di rinviare almeno fino a giugno 2018 l’aumento automatico dell’età di pensionamento per permettere un doveroso approfondimento. In parallelo, riteniamo utile allargare la platea di beneficiari dell’Ape sociale e prorogare almeno fino a fine 2019 la vigenza di questo strumento.


Sanità, Welfare: la dotazione di risorse del Fondo sanitario nazionale, ridotta a 113,4 miliardi in seguito al mancato accordo con alcune regioni a statuto speciale, rischia di non essere sufficiente per coprire i rinnovi contrattuali e finanziare i nuovi LEA. Un aumento “di scopo” della tassazione sui tabacchi e una eventuale revisione delle agevolazioni fiscali per le spese sanitarie potrebbero generare le risorse aggiuntive necessarie per adeguare il finanziamento del fondo sanitario nazionale e per avviare il superamento dell’iniquo super-ticket sulle ricette delle prestazioni specialistiche, auspicato da più parti.
La manovra stanzia risorse aggiuntive al Reddito di inclusione. E’ una scelta positiva, anche se la dotazione finanziaria delle politiche di contrasto della povertà resta al di sotto delle necessità. Potrebbe essere
ulteriormente aumentata destinando a questo scopo i proventi della web tax strutturale e delle maggiori entrate da tassazione del gioco d’azzardo.
Nelle more di una necessaria riforma organica delle politiche per i non autosufficienti, è auspicabile che la legge di bilancio aumenti la dotazione del fondo per la non autosufficienza e compia un primo irrobustimento delle agevolazioni fiscali per le spese sostenute dalle famiglie per le badanti, gli operatori di aiuto, l’assistenza indiretta.
Le misure di conciliazione e condivisione, ancora timide nel nostro Paese, meritano maggiore sostegno, per compensare almeno parzialmente un quadro tuttora pesante per le donne italiane, fatto di difficile accesso al lavoro, diseguaglianza retributiva e pesantezza del lavoro di cura.


Ambiente: le politiche ambientali devono essere sempre più al centro della visione strategica e del profilo identitario del PD e un punto chiave dell’azione di governo, rispondendo alla crescente sensibilità ecologista dell’opinione pubblica. La legge di bilancio contiene una serie di misure che vanno nella giusta direzione, dalla proroga annuale dell’ecobonus alle agevolazioni fiscali sugli abbonamenti al trasporto pubblico fino ai fondi aggiuntivi per la messa in sicurezza del territorio. Altre possono essere introdotte nel corso della discussione parlamentare, dal rafforzamento e stabilizzazione degli ecobonus a strumenti di incentivazione dell’economia circolare fino a stanziamenti aggiuntivi per la rigenerazione e la mobilità urbana, misure che potrebbero essere finanziate con un primo ridimensionamento dei sussidi ambientalmente dannosi censiti dal Ministero dell’Ambiente.


Enti locali: il disegno di legge di bilancio stanzia risorse aggiuntive in favore delle province e delle città metropolitane, che dal 2015 attraversano gravi difficoltà finanziarie. Nelle more del necessario “tagliando” alla riforma Delrio, serve da subito uno sforzo ulteriore per garantire appieno il finanziamento delle funzioni fondamentali degli enti di area vasta, così come è necessario intervenire per allentare la condizione di difficoltà dei bilanci di parte corrente dei comuni e delle regioni (stretti tra il blocco delle aliquote, gli effetti dell’armonizzazione contabile e i costi dei rinnovi contrattuali). Dagli enti locali passa in misura determinante anche il rilancio degli investimenti pubblici, attraverso l’ampliamento degli spazi e delle dotazioni finanziarie (che la legge di bilancio opportunamente persegue) ma anche semplificando le procedure e favorendo la capacità progettuale degli enti. La nuova legge per i piccoli comuni - recentemente approvata dal Parlamento dopo sedici anni di attesa – va rifinanziata, per valorizzarne appieno le potenzialità.


Web tax: la manovra correttiva del 2017 ha avviato una fase di sperimentazione della web tax, attribuendo alle grandi imprese digitali per cui si configura l’ipotesi di stabile organizzazione in Italia la facoltà di stringere accordi preventivi con l’Agenzia delle entrate. Nelle more della conclusione del confronto in atto in sede Ue e Ocse, riteniamo opportuno introdurre nel nostro ordinamento una forma di tassazione obbligatoria e permanente dei flussi finanziari provenienti dall’Italia, generati da attività pienamente dematerializzate e destinati a soggetti non residenti privi di stabile organizzazione nel Paese, secondo quanto auspicato dalla commissione industria del Senato nel parere sulla legge di bilancio 2018. I proventi della web tax potrebbero essere destinati al rafforzamento delle politiche sociali e, in particolare, del Reddito di inclusione.